Cosa sono i test sierologici
Tramite i test sierologici è possibile andare alla ricerca di informazioni per quanto riguarda il contatto che l’organismo ha avuto con batteri, virus e tossine che in qualche modo possono provocare la formazione di anticorpi. Questo esame, molto utile, riesce a tracciare adeguatamente la diffusione di una pandemia, come quella causata dal Covid-19, presente non soltanto in Italia ma anche nel resto del mondo.
Nel momento in cui il corpo dovesse essere entrato a contatto con l’antigene, inizia a produrre tre anticorpi diversi: immunoglobuline IgA, immunoglobuline IgM e immunoglobuline IgG.
Nel primo caso viene evidenziato il tempo piuttosto breve in cui si è incontrato il microrganismo estraneo, nel secondo l’infezione si trova nella sua fase iniziale e più precisamente dopo quattro o cinque giorni dalla comparsa dei sintomi e infine nel terzo caso è possibile rinvenire la presenza nel sangue dei virus almeno da un paio di settimane.
Per ricercare gli anticorpi si possono utilizzare dei test sierologici quantitativi o qualitativi. Con i primi si va a dosare le quantità degli anticorpi mentre con i secondi si tende a precisare se una persona ha sviluppato gli anticorpi.
I test qualitativi si rivelano molto rapidi e per effettuarli è sufficiente una goccia di sangue mentre quelli quantitativi si basano sui metodi definiti immunometrici e necessitano di un vero e proprio prelievo del sangue.
L’affidabilità dei test sierologici
Per quanto riguarda l’affidabilità dei test sierologici occorre precisare che questo argomento è spesso oggetto di discussione. Stando a quanto dichiarato dall’OMS in particolar modo, la precisione dei test non è affidabile al 100% in quanto si possono verificare dei casi di falsi negativi o falsi positivi.
Nello specifico, i dubbi sugli esiti dei test sierologici sono legati a quelli qualitativi, meglio conosciuti con il termine rapidi mentre i quantitativi evidenziano una specificità pari al 95%. Questo sta a significare che il test effettuato identifica correttamente il 95% delle persone che non sono risultate infettate.
In caso di esito negativo, l’invidivuo che ha scelto di sottoporsi al test può avere tre differenti responsi: l’entrata in contatto con il virus, il mancato sviluppo degli anticorpi per via di un contagio troppo recente oppure sviluppo di una piccola quantità di anticorpi, al di sotto della rilevazione, in seguito al contagio.
Al contrario, nel momento in cui l’esito dovesse risultare positivo si avrà la prova che la persona in questione è realmente entrata in contatto con il virus ma questo non sta a significare che ora sia immune, una volta avvenuta la completa guarigione.
In quali circostanze si rivela utile fare il test sierologico
Qualsiasi persona può scegliere di sottoporsi al test sierologico per andare a scovare, in relazione alla presenza o meno di anticorpi, se è effettivamente entrata in contatto con un virus.
Per acquisire però la patente di immunità, ovvero scoprire di essere guariti da una malattia, i test sierologici non sono sempre affidabili e non forniscono una definitiva risposta.
A causa dell’emergenza sanitaria prodotta dal Covid-19 ad esempio, utilizzare un test sierologico per conoscere la propria situazione nei confronti del virus Sars-CoV2, non vanta alcuna utilità clinica mentre al contrario sono necessari molteplici studi epidemiologici per trovare la reale diffusione dell’infezione nelle aree geografiche.
Il test considerato migliore, per scovare il Covid-19, è attualmente il tampone naso-faringeo. Tramite questo strumento è possibile infatti analizzare le mucose e rivelare o meno la presenza di RNA virale.
Tramite i test sierologici quindi non è possibile visionare la presenza del virus ma si può avere solamente una visione sulle persone che sospettano di aver avuto il virus nei mesi passati e hanno manifestato dei sintomi chiari.