La celiachia è una malattia infiammatoria dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Tale patologia non viene sempre diagnosticata in modo tempestivo poiché, spesso, si manifesta con una sintomatologia lontana che non coinvolge direttamente l’apparato gastro-intestinale.
Contrariamente a quanto si pensi, la celiachia non è una malattia rara e, anzi, il suo trend è in costante aumento. Solo in Italia, nel 2014 si contavano oltre 170.000 celiaci diagnosticati e un numero – non di certo marginale – di casi non ancora diagnosticati (oltre 400.000).
Il protocollo
Sin dal 2008, anno della sua nascita, il protocollo di diagnosi e follow up della celiachia ha contribuito in modo determinante nel migliorare la prognosi stessa, combattendo e riducendo il fenomeno delle diagnosi errate. Ufficiale dal 19 agosto 2015 è il nuovo protocollo diagnostico a cura del Ministero della Salute, d’intesa con le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano, predisposto al fine di investire sulla diagnosi e il follow up della celiachia e sulla prevenzione delle complicanze dovute alla malattia.
Quali novità rispetto al 2008?
Rispetto alle direttive del 2008, il nuovo protocollo prevede:
- (per gli adulti) lo screening iniziale con test sierologico seguito da una biopsia intestinale di conferma;
- (per i pazienti di età pediatrica e adolescenziale) la possibilità di eseguire il test genetico senza ricorrere alla biopsia duodenale, se in presenza di un quadro clinico specifico: presenza di sintomi di malassorbimento, sintomi correlati alla celiachia, positività per gli anticorpi antitransglutaminasi – superiori di almeno 10 volte il limite soglia – e per gli anticorpi anti endomisio, riscontro dei geni predisponenti HLA DQ2 e/o DQ8 e risposta favorevole alla dieta senza glutine.
Celiachia e follow up
Per quanto riguarda il follow up, e dunque il monitoraggio della malattia dopo la diagnosi, è previsto l’esame della MOC dopo almeno 18 mesi di dieta senza glutine e la ripetizione di questo esame solo in caso di disturbi ossei patologici, o in caso di indicazione medica.
Dal nuovo protocollo si attendono risultati sempre migliori:
- diagnosi più accurate
- un maggior numero di diagnosi precoci
- un minor numero di diagnosi errate
- una minore sofferenza per i pazienti
- meno cure inappropriate
- meno ospedalizzazioni a causa di diagnosi tardive o mai formulate.