Annuncio del presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli. Una misura che, in vista della Fase 2 di graduale riapertura del Paese, per individuare il campione statistico su cui eseguire il primo slot di prelievi terrà conto anche delle aree territoriali e delle professioni
Fase 2, l’Italia si prepara all’introduzione dei test sierologici per una parte della popolazione, nell’ottica di una graduale riapertura del Paese che partirà, presumibilmente, dalle attività e dai settori maggiormente strategici.
Lo aveva già annunciato il Ministero della Salute con una circolare emanata il 3 aprile, dove a proposito dei test sierologici – di cui anticipava un imminente avvio in Italia – sottolineava come siano “molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale”.
Compito di tali test sarà quello di individuare quali soggetti – venuti già a contatto con il nuovo coronavirus SarsCov2 prima del diffondersi dell’epidemia o in forma prevalentemente asintomatica – hanno già sviluppato anticorpi e sono pertanto immuni. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare a una sorta di «passaporto di immunità» che potrebbe facilitare anche i criteri di scelta per il rientro lavorativo.