L’esame per le urine è un tipo di esame da laboratorio tra i più comuni da eseguire e molto utile per diagnosticare non solo disfunzioni a carico dei reni, disordini cardiaci, epatitici o metabolici, ma anche per scovare possibile utilizzo di sostanze stupefacenti o semplicemente l’assunzione di grandi quantità di alcol.
Un esame del genere può essere richiesto, quindi, sia per normali accertamenti medici e visite medico sportive in caso di atleti agonisti, sia per impiegati o candidati a concorsi dove si vuole escludere che il paziente faccia utilizzo di sostanze stupefacenti.
I tipi di raccolta delle urine
Esistono due tipi di raccolta delle urine che si utilizzano a seconda delle necessità.
Il primo è chiamato campione estemporaneo il quale consiste nella raccolta e analisi delle prime urine del mattino. Questa, va conservata in un contenitore sterile e dopo un’accurata igiene dei genitali e va analizzata entro due ore dal momento in cui si è urinato.
Il secondo è il campione temporizzato che consiste nella raccolta d tutte le urine prodotte nell’arco di 24 ore che deve essere conservate per tutto l’arco di tempo.
Per le donne è consigliato evitare il periodo delle mestruazioni in quanto può invalidare il risultato e l’analisi del laboratorio.
Le prima fase dell’esame
Entrambi i metodi di raccolta seguono comunque lo stesso percorso di analisi in laboratorio. La prima fase è quella di analizzare visivamente e valutare il colore e la trasparenza delle urine raccolte. Un tecnico specializzato o un tecnico riconoscono ad occhio possibili anomalie dato che il colore è influenzato da assunzioni di antibiotici o vitamine o da eccessi di urobilinogeno, bilirubina o emoglobina.
Nel caso della raccolta delle urine in 24 ore, anche la quantità può essere significativa dato che esiste un range standard che superato può denunciare assunzione di diuretici, patologie renali croniche o diabete.
La seconda fase dell’esame
Nella seconda fase, un esame chimico si occupa di verificare la presenza dei componenti delle urine. Uno dei parametri controllati è il PH che deve mantenersi indicativamente tra i valori di 5,5 e 7,5.
Un altro valore controllato è quello dell’urobilinogeno che in condizioni normali deve mantenersi sotto lo 0,2 mg/dl. Se dovesse essere superato tale valore, il paziente potrebbe soffrire di danno epatico, emolisi o stipsi e la cura sarebbe quindi possibile solo grazie all’esame chimico delle urine.
Inoltre, è necessario rilevare l’assenza di bilirubina e di emoglobina. La loro presenza indica tracce di sangue che potrebbero essere riconducibili a danni epatici, carcinoma del pancreas o epatiti virali.
La terza fase dell’esame
Il terzo passaggio è dedicato all’esame microscopico del sedimento urinario. Attraverso questo controllo, si assicura l’assenza di piccolissimi globuli rossi che potrebbero essere dovuti a varie ragioni come forte sforzo fisico, stati emozionali particolarmente alterati o permanenza a basse temperatura. Di norma non dovrebbero essere presenti, ma se perdurano nel tempo occorre che il paziente consulti un medico.
Al microscopio è possibile notare anche la presenza di leucociti che indicano processi infiammatori o infettivi come vaginite, cistiti o uretriti che se curate in tempo permettono di non incorrere in particolari rischi per la salute.
Inoltre, con questo metodo, si identificano facilmente i calcoli renali e disfunzioni dei reni in generale se si presentano cilindri, sali o cristalli.
L’importanza di periodici analisi
Se si soffre di particolari patologie, in particolare quelle legate al funzionamento dei reni, se si è anziani o se si pratica sport a livello agonistico, occorre effettuare un esame delle urine periodiche in modo tale da prevenire o curare possibili complicazioni emergenti.
La salute va tutelata e qualche esame in più ogni tanto, può solo rivelarsi utile.